Zombi by Marie-Aude Murail

Zombi by Marie-Aude Murail

autore:Marie-Aude Murail [Murail, Marie-Aude]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-08-25T00:00:00+00:00


5 Una rosa per la vita / Una rossa per l’amore / Una nera per la notte / E una azzurra per il giorno (da Jeanine médicament blues, brano di Jean-Jacques Goldman). [N.d.T.]

Settimana dal 25 al 31 gennaio 2016

Come J-J, Ella preferiva non pensare. Ma aveva trovato una soluzione diversa dai videogiochi. Si raccontava storie. Quando aveva iniziato? A tre o quattro anni, forse. All’epoca era pirata. Non giocava con i Playmobil o le Barbie, non parlava tra sé a bassa voce come fanno i bambini. Giocava, muta e immobile.

Con il passare degli anni, percorse oceani, esplorò sotterranei, scese nei vulcani, volò sul dorso di draghi alati. Per molto tempo, pensò che tutti vivessero come lei, con quello che chiamava “il cinema nella testa”. Quando aveva una decina d’anni, allestì un accampamento su un’isola da cui assisteva alle lezioni della maestra che, sull’ultima pagella, di lei aveva scritto: “Potrebbe fare molto meglio se solo stesse più attenta!”.

L’anno dopo scoprì i romanzi fantasy e trovò un modo anche più radicale di evadere. Si costruì il proprio regno, con la sua lingua, i suoi segreti, le caste, le guerre, un regno in pericolo, dove lei era il cavaliere Elliot, un fuorilegge dotato di superpoteri.

Un giorno Sauveur le aveva detto: “Sei molto fortunata a poterti raccontare tante storie. L’immaginazione dice cose molto profonde di ciò che siamo”.

Da quel momento, si era creata l’alleanza con il suo terapeuta. Qualsiasi cosa fosse successa, lui ci sarebbe sempre stato per lei.

Quel lunedì mattina, si stava dilungando in camera, ritardando il momento in cui lasciare il suo bozzolo di sogni. Per un momento interrogò il proprio riflesso allo specchio. Sottile e allungato, i capelli cortissimi, gli occhi scuri. Non si può capire, disse. Forse le mani la tradivano? Troppo affilate per essere di un ragazzo. Se le infilò in tasca.

«Ella, sbrigati! Farai tardi!» la scosse una voce dal corridoio.

Mamma bussò sulla porta, facendola trasalire. Matematica. Inglese. Ginnastica. Il programma della mattinata le cadde addosso come una martellata sulla testa. Sopraffatta dall’emozione, disse al suo riflesso:

«Vorrei essere morta».

Ma non era la verità. Voleva invece vivere più intensamente, libera e vagabonda. Prese la sacca da marinaio e uscì dalla stanza, mormorando: «Due strade divergevano in un bosco d’autunno… A lungo indugiai fissandone una, più lontano che potevo fin dove si perdeva tra i cespugli. Poi presi l’altra».

«Mangia qualcosa» le disse la madre. «Così non sverrai un’altra volta a scuola.»

«Non ho fame.»

«Sì e poi così finisci in infermeria, come giovedì scorso. Bevi almeno un po’ di succo di frutta.»

La signora Kuypens era proprio quello che diceva Sauveur, una buona madre, preoccupata, maldestra, che voleva bene alla figlia e soffriva nel vederla infelice. Ella si sedette davanti a lei e cercò di far scendere un po’ di succo d’arancia tra i denti stretti. Aveva la nausea. Matematica, inglese, ginnastica. Non pensarci. Non pensare al caos all’ingresso della scuola, agli strilli dei compagni, alla solitudine nella calca. Non c’era un compito in classe di matematica? Il prof di inglese avrebbe chiesto i verbi irregolari? Non pensarci.



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